Quasi una transumanza, seppure fotografica, quella che Gianluca, Vincenzo ed io abbiamo intrapreso nell’agosto del 2016 dall’altopiano di Navelli (base operativa) fino al mare di Vasto e lungo la cosiddetta Costa dei Trabocchi. Sempre con Rocca Calascio in vista, muta e severa sentinella di un rito che per secoli si è consumato tra questi monti da cui partivano, alla fine dell’estate, i pastori e le greggi d’Abruzzo per andare a cercare nuovi pascoli verso mare e le Puglie. Abbiamo ripercorso in parte quei sentieri, oggi ben asfaltati, attraverso panorami sereni per giungere anche noi fino al mare dei trabocchi, traballanti e confuse costruzioni palafitticole che, pur così apparentemente gracili, sfidano il mare e gli elementi da tempo immemorabile. E invece memorabili sono gli sforzi di coloro che continuano a preservarli, non senza sacrificio.
Solo tre giorni in questo andare su è giù per valli e monti lungo strade semi-deserte, lontano dallo sfrecciare distratto e nevrotico delle autostrade, per ritrovare il ritmo di un tempo andato, genti laboriose e caparbie che non hanno indietreggiato di fronte alla furia dei terremoti e alle sirene della vita di città. Qui il senso della vita sembra non essersi smarrito.
Grazie ai miei amici; grazie per avere trascorso tre giorni che sono sembrati molti di più.
Perché abbiamo viaggiato attraverso una dimensione diversa, lontana dalle nostre vite scalmanate, perché abbiamo potuto ritrovare la dimensione della semplicità, del silenzio e…del vento d’Abruzzo che svelto accarezza i suoi monti.
Da ultimo troverete alcune immagini della piana di Campo Imperatore che abbiamo voluto immortalare in immagini un po’ fuori dal comune con le mandrie al pascolo, senza turisti nonostante l’agosto pieno e con il Gran Sasso un po’ in disparte.

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