Avete mai osservato le nuvole in montagna? Non sono come in pianura dove se ne stanno lassù, quasi sdegnose, irraggiungibili; indugiano per un po’ in un angolo di cielo e poi se ne vanno altrove, magari ci regalano qualche bel tramonto. In montagna, no! Ci restano, anche a lungo: dapprima le vedi che si aggirano circospette intorno alle vette, alle pareti impassibili delle montagne ma poi, facendo le vaghe, lentamente iniziano ad avvolgere le vittime di turno. Le circondano, ci cominciano a giocare e maliarde, le avvolgono nel loro manto etereo ora bianco, ora grigio scuro, le fanno scomparire, poi le restituiscono alla vista. Irriverenti si trastullano facendo capolino tra una guglia e l’altra, alterando le forme, i volumi, spesso con la magia dei giochi di ombre e luci ti concedono di scoprire picchi o crepacci che altrimenti non distingueresti.
Alle volte – nei casi più gravi – cancellano del tutto le montagne dal paesaggio:«Ma come? Ma là non c’era il Latemar?» «Il Latemar? Mai stato lì!». Confuso, ti guardi intorno. Qualche istante più tardi torni a guardare nella stessa direzione e a sorpresa, eccolo là! il Latemar è magicamente ricomparso e le nubi, responsabili del sequestro, sono ormai scomparse, lontane, beffarde e imprendibili. E già perché, come fai a prenderle? Si vedono, hanno le loro forme, a volte astratte, a volte bizzarre, hanno anche dei colori ma se allunghi una mano per prenderle…nulla, ti sfuggono dalle mani come certi fantasmi che cerchi disperatamente di stringere a te. Però restano lì, tu le vedi, esistono ma non hanno una consistenza fisica. Ti verrebbe voglia di toccarle, di percorrere quelle strane forme con la mano ma loro, come pudiche fanciulle, non si lasciano toccare o prendere e se vanno via incuranti della delusione che si lasciano alle spalle.
E come se non bastasse poi ci sono quelle che si formano all’improvviso, ti colgono di sorpresa, sembrano starsene in agguato dietro a qualche sperone roccioso e d’un tratto sono là a circuire, a rompere le scatole a quella cima o quella torre che da millenni se ne sta lì per i fatti suoi. Invece, no! loro, le nuvole, piombano -dispettose- addosso alle montagne e cominciano a provocarle, a farle persino cambiare colore, come quando si mettono fra il sole e le montagne, verso il tramonto. Aspettano che il sole si abbassi sull’orizzonte e poi si piazzano lì o a fare ombra, facendo sciogliere i monti nel buio della sera, oppure se, sono di buon umore, fanno sì che il sole possa tingerli dei colori più fantastici dall’arancione, al rosa, al violetto. Ma poi, vanitose come sono, anche loro si vestono dei colori più straordinari, come a dire che tanto sono loro, le nuvole, le vere padrone del cielo, lo usano e lo sfruttano a loro piacimento.
Per non parlare poi delle nuvole di notte, quelle che ti fanno sparire le stelle, i pianeti, intere galassie! In questi giorni di vacanze sulle Dolomiti ho avuto molto a che fare con queste signore nuvole: di giorno si sono divertite a far apparire o scomparire i monti ma la notte si sono intestardite a fare più casino possibile: tra temporali e ammucchiate compatte, non mi hanno consentito di fare una foto decente al cielo notturno. La Via Lattea? neanche per sogno! Prima mi hanno fatto credere che si poteva fotografarla, ma arrivato sul posto qualche nuvola ha pensato bene di piazzarsi proprio lì tra l’obiettivo e quello spicchio di cielo dove avrebbe dovuto esserci la Via Lattea, così sono tornato a casa un po’ avvilito e con un magro bottino.
Ma loro, le nuvole, se ne fregano. Che gliene importa a quelle se tu fai un’alzataccia o ti allunghi nella notte per cogliere la promessa di miliardi di stelle o di un’alba stupefacente? A loro non importa nulla, capricciose e volubili ti regalano spettacoli incomparabili se sono in buona, ma se hanno la luna di traverso, furiose, ti scaraventano addosso fulmini e fiumi di pioggia senza pietà. Poi, incuranti, se ne vanno come se nulla fosse successo e con il loro moto incessante percorrono i cieli secondo un loro imperscrutabile disegno, libere, senza padroni, senza pensieri, fantastiche, inafferrabili. Nuvole.
Welschnofen, luglio 2015